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La storia dell'arte in Spagna si può far iniziare,
volendo decidere un momento più e meno preciso, con le pitture rupestri
dell'era paleolitica (tra i 17.000 e i 12.000 anni fa) nelle grotte di
Altamira, in Cantabria. Tra queste,
la famosissima Grotta del Bisonte: in questo bel tentativo di resa
naturalistica di soggetti animali più che di arte (anche se un bell'effetto
visivo è dato dall'utilizzo sfumato delle calde terre sulla roccia) si può
parlare di storia, di antropologia, di sociologia. L'uomo sente di doversi raccontare attraverso segni
dipinti sulle pareti dei luoghi in cui abita o dove si reca per ripararsi o
radunarsi con i suoi simili. Gli animali sono la sua salvezza e la sua rovina al
contempo, perché gli consentono di nutrirsi, ma lo minacciano e lo spaventano
anche, condizionando fortemente le sue abitudini di vita.
Agli animali, inevitabilmente, si assegnano
significati divini, valenze magiche, sfumature apotropaiche, ossia
superstiziose, propiziatorie. Altre testimonianze i arte antica in Spagna risalgono
al periodo della dominazione fenicia (XI secolo a.C.). Uno dei principali
centri fenici in Spagna fu l'antica Gadir, oggi
Cadice, colonia di grande importanza per la sua influenza economica
e culturale che si estese fino al Marocco atlantico, all'Oranese e ad
Ibiza. La
sua fondazione rispondeva ad un'esigenza prettamente economica: ottenere il
minerale d'argento in un momento in cui in oriente ce n'era una forte richiesta
(in particolare dell'Assiria). |
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Altre testimonianze artistiche antiche si datano al
periodo della colonizzazione greca (VIII-VI secolo a.C.) e cartaginese
nel VI secolo a.C.. Con la II guerra punica (III sec. a.C.) il dominio romano
divenne tuttavia unico ed incontrastato, e durò fino al V secolo d.C., circa
otto secoli.
In otto secoli chiaramente furono prodotte numerose
testimonianze artistiche, interessanti prove della progressiva commistione tra
cultura locale e dominazione straniera. I romani, si sa, erano molto abili come
diplomatici, come militari, ma anche come costruttori. Tra le opere più
ambiziose da loro realizzate in Spagna va citato il noto acquedotto in
mattoni di Segovia, imponente e tuttora
molto ben conservato, con i grandiosi due ordini di archi sovrapposti (lo vedete
nella foto in alto).
Con l'era delle invasioni barbariche, agli
albori della stagione medievale, i visigoti occuparono buona parte del
territorio iberico (V-VIII secolo d.C.), mettendo in crisi il già vacillante
impero romano. Erano, come tante popolazioni inizialmente nomadi, molto bravi
nella metallurgia, e campioni nell'oreficeria, arte di cui lasciarono
memoria perenne in numerosi prodotti di straordinaria bellezza.
Tante anche le testimonianze costruttive
all'incrocio tra cultura romana, bizantina e orientale: l'arco a ferro di
cavallo è tipico di questa commistione e fu ampiamente ripreso e sviluppato
nell'architettura locale dei secoli successivi.
Tra le costruzioni di maggiore interesse di questa
fase della storia dell'arte spagnola vanno citate le bellissime chiese di San
Fructuoso de Montelios presso Braga (un piccolo gioiello di pietra che fa
pensare ad alcuni edifici longobardi a Ravenna, in Italia), di San Juan de Baños
a Bagños de Cerrato, di Santa Comba a Baños de Bande, di San Pedro de la Nave
vicino a Zamora.
All'inizio dell'VIII secolo risale l'invasione
saracena, che durò per secoli, lasciando tuttavia i primi prodotti artistici
autonomi solo a partire dal IX secolo (faccio riferimento al cosiddetto stile
moresco, caratterizzato da un bel mix di elementi cristiani e orientali,
bizantini in primis, ma anche arabi e turchi).
Il romanico
spagnolo, dall'inconfondibile segno moresco, si innesta su queste
basi. Lo apprezziamo in tutto il suo splendore nella Moschea Grande di
Cordoba e nell'Alhambra di
Granada (foto), entrambe site nel
Sud della Spagna, nella regione andalusa.
Laura Panarese |