Introduzione
Scheda riassuntiva sulla Spagna
▪
Preparatevi a partire per la Spagna
Città della Spagna
▪
Isole spagnole
▪
Frasario per sopravvivere in Spagna
▪
Hotel in Spagna
▪
Ostelli in Spagna
Geografia-Economia-Società |
▪
Raggiungere la Spagna
▪
Geografia della penisola iberica
▪
Clima in Spagna
▪
Mappa della Spagna
▪
Le 17 Comunità Autonome spagnole
▪
Mappa ferroviaria
▪
Economia
▪
La popolazione
Storia-Cultura-Tradizioni |
▪
Storia della Spagna
▪
Tradizioni spagnole
▪
Personaggi famosi spagnoli
▪
Letteratura
▪
Lingua Spagnola
▪
Arte
▪
Le danze tradizionali
▪
La corrida
▪
La famiglia reale spagnola
▪
La cucina spagnola
▪
Le feste spagnole da non perdere
▪
Natale in Spagna
▪
Cinema
▪
Musica
▪
Shopping
▪
Approfondimenti
▪
Glossario
▪
Il sistema scolastico
nazionale
▪
Erasmus Socrates in Spagna
▪
Lavorare in Spagna
▪
Come comprare casa in Spagna
▪
Costituire una società e fare affari in Spagna
Scrivici per osservazioni o altro
|
Sei qui ►
Arte in Spagna
►Arte del Cinquecento in Spagna
Arte del Cinquecento in
Spagna
▪
Arte in Spagna
▪
Arte
antica in Spagna
▪
Il Romanico in Spagna
▪
Il Gotico in Spagna
▪
Arte del
Seicento in Spagna
▪
Arte
del Settecento in Spagna
▪
Goya
▪
Arte moderna spagnola
Sebbene parlando di Rinascimento venga subito in mente
l'Italia (specie a noi italiani, ma in generale…), Firenze in particolare, anche
la Spagna ha avuto il suo Rinascimento (pur condizionato dalle novità
italiane) nel pieno fiorire del già nominato stile plateresco. Una delle
personalità più degne di nota del Cinquecento spagnolo fu Diego de Siloé,
scultore ed architetto la cui formazione avvenne con ogni probabilità a Napoli.
Se le sue prime opere, ad esempio l'Escalera Dorada realizzata per la Cattedrale
di
Burgos
tra 1519 e 1526, sono esempi di stile plateresco, la cattedrale di
Granada, di cui diresse i cantieri dal 1528, è già una bella mescolanza di
elementi gotici e rinascimentali.
Il palazzo di
Carlo V a
Granada (1527), progettato da Pedro Machuca, è un esempio ancor più efficace di stile rinascimentale. Caratteristica
più particolare del palazzo è sicuramente il cortile circolare con colonnato,
del diametro di circa 30 m, distribuito su due piani. Machuca è lo stesso
artista che ha realizzato l'edificio cinquecentesco spagnolo più famoso, l'Escorial,
vicino a Madrid, sobrio e
grandioso, solenne e bellissimo, pensato come palazzo di Filippo II tra 1563 e
1584 e poi riprogettato come monastero e mausoleo reale da Juan Bautista de
Toledo. |
|
Quest'ultimo architetto ideò la pianta dell'edificio ispirandosi alla
griglia di ferro su cui morì il Martire Lorenzo a cui il monastero è dedicato.
Nel 1567, a causa della morte dell'architetto, il lavoro fu proseguito da Juan
de Herrera.
La purezza geometrica dell'Escorial, interamente costruito in un bellissimo
granito grigio, fu un esempio per due generazioni almeno di architetti spagnoli;
lo stile severo di Herrera, detto estilo desornamentado, ossia “disadorno”,
divenne il linguaggio ufficiale dell'arte di corte tra ‘500 e ‘600 in Spagna.
Herrera pensava, come gli architetti-umanisti italiani, da Brunelleschi, ad
Alberti, per arrivare poi a Leonardo, Bramante ecc… che l'architetto dovesse
essere un teorico, un intellettuale, un progettista più che un costruttore.
In scultura, invece, il più grande fu sicuramente Alonso Berruguete,
che nel Cinquecento si distinse in Spagna sia come pittore che come scultore di
pale d'altare, anche dette “retablos”, pezzi unici che mischiavano sapientemente
pittura, scultura ed architettura in un tutto armonico in cui si cimentò anche
il greco Theotokopoulos, meglio noto come El Greco. Berruguete fu attivo
soprattutto a Toledo dopo un
determinante viaggio in Italia, in cui imparò ad amare fortemente l'arte intensa
e drammatica di Michelangelo Buonarroti, artista completo, come lui. Il
sopraggiungere in Spagna dell'italico stile manierista fu favorito sicuramente
dal completamento dei lavori all'Escorial.
Ma veniamo alla pittura, l'arte che forse più di tutte rende l'idea del
passaggio da uno stile ad un altro. Fu solo ai primi del XVI secolo che in
Spagna cominciò a diffondersi il gusto italiano. Leonardo in particolare
influenzò l'arte di Fernando Yáñez, suo allievo a Firenze nel 1505 ed
attivo a
Valencia dall'anno
successivo. Ma fu un fatto storico, ossia il regno di Filippo II, a dare
un apporto decisivo alla pittura locale, poiché il re amava le arti, la pittura
in particolare, e la sua committenza cominciò a far concorrenza a quella
ecclesiastica. Numerosi artisti italiani furono chiamati a lavorare per l'Escorial,
decorandolo con affreschi e pale d'altare. Molti giovani pittori spagnoli
poterono così venire a conoscenza delle nuove tendenze manieriste in pittura.
Filippo II avrebbe voluto a corte Tiziano, ma non ci riuscì, anche se le sue
opere, importate in gran numero a corte, influenzarono non poco il gusto e le
stile dei pittori spagnoli del tempo e dei tempi a venire, non ultimo il grande
Velazquez nel ‘600. Tra i pittori stranieri attivi in Spagna sotto Filippo II
particolarmente degno di menzione il ritrattista olandese Anthonis Moor,
che col suo stile forte e austero, sul modello di Tiziano, decise le basi sulle
quali si sarebbe basata la ritrattistica di corte fino al ‘600. La pittura
spagnola fino ad ora era stata principalmente sacra; la ritrattistica segnò
l'inizio della sua secolarizzazione.
Parlando della pittura in Spagna nel ‘500-‘600 non si può non citare il grande
El Greco, dai colori accesi e dalle linee spezzate, dai soggetti intensi
e emozionanti, dunque già manierista per molti aspetti, ben in linea con il
gusto dominante degli ambienti ecclesiastici e non della committenza spagnola,
anche se il re non lo apprezzò come meritava. El Greco creò tuttavia una serie
di bellissime pale d'altare per varie chiese della città di Toledo. Lo stile di
El Greco, intenso e suggestivo, era perfetto per trasmettere i messaggi della
Controriforma. Di fronte alla minaccia protestante, la Chiesa Cattolica, la
Spagna in prima linea, cercò di rinforzare la fede e riformare le pratiche. La
Spagna per prima mise le sue grandi risorse al servizio della chiesa, e Toledo,
sede dell'arcivescovo, giocò per questo un ruolo attivo. Il Concilio di Trento
(1545) chiarì le finalità della Controriforma, dando ufficialmente un ruolo di
grande importanza all'arte religiosa, strumento di propaganda della fede. El
Greco, i cui committenti erano per lo più uomini di chiesa di grande dottrina,
rispose all'appello con rappresentazioni espressive ed intelligenti del credo
cattolico. La sua produzione sottolineò con immagini potenti l'importanza dei
sacramenti, della Vergine e dei Santi.
Il
particolare qui a sinistra appartiene all'opera “La sepoltura del Conte di
Orgaz”. Viene dalla Chiesa di Santo Tomé, a Toledo. E' un olio su tela
datato 1578. Le dimensioni sono 4,80x3,60 metri. La parrocchia di San Tommaso
(Santo Tomé) in Toledo, antica città imperiale e, per questo, residenza del
pittore cretese El Greco, custodisce la straordinaria tela.
La sepoltura del Conte di Orgaz parla della morte come
nascita al cielo della vita umana. Il pittore ha rappresentato questo passaggio
come l'attraversamento di un "utero spirituale" per arrivare al cospetto di
Cristo, nella comunione di tutti i santi. Al centro della tela sta l'anima, un
feto che viene spinto in questo passaggio, per giungere alla fine in Paradiso.
La tradizione toledana vuole che S. Stefano e S.
Agostino siano apparsi al momento delle esequie del Signore di Orgaz per
accompagnare la sua sepoltura; questo soggetto diventa motivo per esprimere il
concetto della fede nella comunione dei santi e nella Chiesa terrena che
accompagna la vita, per giungere, infine, al cospetto di Dio e della Chiesa
celeste. Un'unica Chiesa, composta dai credenti in terra e dai santi del cielo,
si dispone nell'opera su due piani. I viventi in terra che partecipano al
funerale del Conte di Orgaz, nel registro inferiore, ed i Santi che lo
presentano a Cristo in Paradiso, nel registro superiore, sono in realtà due
parti di un unico popolo.
Ci troviamo davanti ad una delle opere più belle mai create dallo spirito e
dall'estro umano. Attraverso la bellezza si arriva alla contemplazione della
verità più profonda dell'uomo.
Nella
parte inferiore, la sezione centrale è occupata dal cadavere del Signore di
Orgaz, che sta per essere deposto nel suo sepolcro. Per una occasione così
solenne, sono scesi i santi del cielo: S. Agostino e S. Stefano, primo martire
di Cristo. A questa sepoltura tanto nobile assistono anacronisticamente il
parroco che commissionò il quadro, che legge il rituale dei funerali, e alcuni
chierici. Poi, di fronte, un frate francescano, uno agostiniano e un frate
domenicano o trinitario. Nella fila centrale, una serie di personaggi
contemporanei del Greco, e lui stesso, che ci guarda invitandoci ad entrare nel
mistero che ha rappresentato, come ci esorta a fare il bambino, suo figlio,
indicando il personaggio centrale. Tra il cielo e la terra, il vincolo di unione
è l'anima immortale del Signore di Orgaz, un feto portato al cielo da un angelo,
attraverso una specie di utero materno che lo darà alla luce eterna del cielo.
La morte appare così come una nascita nuova. Transito doloroso, ma pieno di
speranza.
Nella parte superiore, il pittore descrive il cielo.
Al centro, Gesù, vestito di bianco, luminoso, siede in trono come giudice dei
vivi e dei morti. La sua mano destra invita Pietro, capo della Chiesa, ad aprire
le porte del cielo all'anima del defunto. Maria accoglie maternamente l'anima
che giunge: ella intercede presso suo Figlio ed è madre di tutti gli uomini. In
questa nascita alla vita eterna, Dio ha affidato a Maria, volto materno di Dio,
il compito di madre. A destra appare il gruppo dei santi che vivono nella
felicità eterna uniti a Gesù Cristo, che li ha redenti. Giovanni Battista,
Paolo, evangelizzatore dei gentili e Giacomo Maggiore, patrono di Spagna. Poi S.
Tommaso, patrono di questa Parrocchia. Tra gli altri personaggi si scorge anche
re Filippo II. Sono attratti alla contemplazione della scena i personaggi
principali dell'Antico Testamento: il re Davide con la sua arpa, Mosè con le
tavole della legge, Noè con l'arca da lui costruita. Nel lato opposto, i
personaggi che godono della devozione popolare cristiana, come S. Maria
Maddalena, peccatrice convertita dalla predicazione di Gesù e S. Sebastiano,
martire cristiano delle persecuzioni romane. L'insieme del quadro invita alla
contemplazione di una verità che ci viene comunicata: siamo membri della
famiglia dei santi e dobbiamo vivere santamente il nostro cammino in questa
vita.
El Greco ha voluto trasmetterci in questo capolavoro
un messaggio di speranza, la speranza che scaturisce dalla buona notizia di Gesù
Cristo, Signore della vita e della storia.
Nella straordinaria opera che abbiamo fin troppo dettagliatamente descritto si
raggiunge una delle vette assolute della pittura tardo-rinascimentale, superando
alcune limitazioni di spazio e prospettiva alle quali era sottomessa la
produzione anteriore dell'artista cretese.
E' un'opera ricca, piena, scintillante, ma al tempo
stesso chiara, didascalica, funzionale alla trasmissione razionale di un
contenuto. Emozione e logica si fondono mirabilmente, originando un tutto
perfetto, concluso, coerente. Ma se parliamo solo di tecnica, direi che questo
quadro fa male agli occhi per quanto è bello: mille cromie, luci e ombre che
danzano rubandosi reciprocamente la scena, personaggi tratteggiati conlinee
mobilissime, vestiti di abiti dalla fattura realistica, ma al tempo stesso
sognati, vagheggiati, come in un veritiero sogno rivelatore.
Dopo questo lavoro, lo stile del Greco si andò
progressivamente definendo come una proposta originale ed intensa che darà alla
luce opere singolarissime, nelle quali i più hanno riconosciuto prospettive e
modelli assolutamente originali, personali.
Sicuramente El Greco fu uno dei pittori del Cinquecento che aprirono la strada
alle sperimentazioni barocche nella pittura spagnola, in cui la religione
continuò a essere il tema centrale, anche se affiancata da un numero sempre
maggiore di soggetti: dipinti storici e mitologici, nature morte, soggetti
realistici presi dalla vita quotidiana, ambito in cui la pittura spagnola
sviluppò una tradizione molto importante.
Tra i numerosi artisti dell'epoca vanno ricordati
De Ribera, Murillo, Zurbaran, Diego Velázquez … malgrado le
differenze tra le loro opere, il lavoro di questi artisti ha come denominatore
comune il fatto di avere recepito la rivoluzione naturalistica di Caravaggio.
Tutti operarono durante il periodo della Controriforma, che in campo artistico
aveva elaborato precetti rigidissimi finalizzati alla regolamentazione della
pittura: bisognava produrre opere chiare, didascaliche, per aiutare i fedeli nel
culto ed indurli ad adorare ed amare Dio, nonché a coltivare la pietà. Chi non
rispettava le regole doveva render conto all'Inquisizione, durissimo tribunale
religioso che metteva bocca praticamente su tutto. L'arte ne fu fortemente
limitata o comunque orientata, se così si può minimizzare. Parleremo adesso di
Diego Velasquez e del ‘600.
Laura Panarese |