Introduzione
Scheda riassuntiva sulla Spagna
▪
Preparatevi a partire per la Spagna
Città della Spagna
▪
Isole spagnole
▪
Frasario per sopravvivere in Spagna
▪
Hotel in Spagna
▪
Ostelli in Spagna
Geografia-Economia-Società |
▪
Raggiungere la Spagna
▪
Geografia della penisola iberica
▪
Clima in Spagna
▪
Mappa della Spagna
▪
Le 17 Comunità Autonome spagnole
▪
Mappa ferroviaria
▪
Economia
▪
La popolazione
Storia-Cultura-Tradizioni |
▪
Storia della Spagna
▪
Tradizioni spagnole
▪
Personaggi famosi spagnoli
▪
Letteratura
▪
Lingua Spagnola
▪
Arte
▪
Le danze tradizionali
▪
La corrida
▪
La famiglia reale spagnola
▪
La cucina spagnola
▪
Le feste spagnole da non perdere
▪
Natale in Spagna
▪
Cinema
▪
Musica
▪
Shopping
▪
Approfondimenti
▪
Glossario
▪
Il sistema scolastico
nazionale
▪
Erasmus Socrates in Spagna
▪
Lavorare in Spagna
▪
Come comprare casa in Spagna
▪
Costituire una società e fare affari in Spagna
Scrivici per osservazioni o altro
|
Sei qui ►
Arte in
Spagna
►Arte del Seicento in Spagna
Arte del Seicento in
Spagna
▪
Arte in Spagna
▪
Arte
antica in Spagna
▪
Il Romanico in Spagna
▪
Il Gotico in Spagna
▪
Arte del
Cinquecento in Spagna
▪
Arte del
Seicento in Spagna
▪
Arte
del Settecento in Spagna
▪
Goya
▪
Arte moderna spagnola
In pieno '600 operò il grande Diego Velasquez,
pittore che si mosse tra le luci della monarchia e della nobiltà e le ombre di
un'umanità reietta, sfortunata, deforme o solo diversa che da sempre attirò la
sua attenzione di Velázquez. Egli si dedicò in generale alla rappresentazione
sia di soggetti religiosi e mitologici che, specie agli esordi, di bodegones,
peculiari nature morte spagnole, raffiguranti episodi con sullo sfondo cucine o
taverne.
Velázquez fu in Italia due volte e rimase molto
colpito dalla pittura dei grandi veneti, Tiziano, Giorgione, Tintoretto, come
pure del lombardo Caravaggio. A Roma realizzò la scena di storia contemporanea
La resa di Breda (1634, Prado, Madrid), il nudo femminile della Venere allo
specchio (1647-1651, National Gallery, Londra), il ritratto di papa Innocenzo
X Pamphilj (Galleria Doria Pamphilj, Roma), superba orchestrazione di
rossi, magistrale gioco psicologico, tra il potere, la ricchezza e la voglia di
ostentarle da parte del “ritrattato” e il sottile, ma impietoso sfoggio di
verità da parte del pittore, che portò il papa ad esclamare “Troppo vero!”
dinanzi al dipinto. |
|
Lionello Venturi, famoso storico dell'arte e critico italiano del Novecento,
diceva a proposito dei ritratti che essi si dividono in due categorie: storici e
poetici. La magia di questo quadro sta nell'aver fuso perfettamente le due
dimensioni: da una parte la storicità della figura del papa, con la sua forza,
la sua determinazione, la sua furbizia, che lo resero protagonista del secolo
d'oro dell'arte romana, la stagione barocca; dall'altra parte, la luce nello
sguardo, la rilassatezza vigile della posa, la perfetta armonia dei rossi tra
loro e del rosso col bianco, il bilanciarsi sapiente di opaco e luminoso, di
caldo e di freddo…
Il
ritratto ha suggestionato tante menti della storia dell'arte, ad esempio
Francis Bacon, nella sua inquietante rilettura contemporanea del testo
pittorico antico: ecco come i tormenti del Novecento deformano, tormentano e
interpretano le belle forme dell'arte classica europea.
Sul grande Velázquez non si possono fare sconti; la sua produzione fu ampia e
variegata, come lunga e fertile fu la sua carriera. Mi piace però mostrarvi, più
che capolavori a tutti noti come lo scintillante ritratto per la corte “Las
Meninas”, almeno un esempio di quella produzione ritrattistica cui facevo cenno
prima, l'altra faccia della medaglia, così da mostrarvi almeno qualche ombra del
Seicento europeo: la pittura seppe rendere il tormento delle coscienze, le
paure, le miserie, le piccolezze dell'animo,
come
le deformazioni del corpo. Ecco “Don Sebastian de Morra”, olio su tela
datato 1645, conservato al Prado, Madrid.
Agli antipodi della bellezza e del fasto della corte, della statura dei potenti,
della tenerezza e bellezza dei visi dei loro bambini si situa «quel mondo di
mezzo» che nel palazzo era il gruppo degli hombres de placer, gli
intrattenitori, nani e buffoni di cui la Corte di Spagna - e la pittura di
corte- conservavano tradizione dall'epoca medievale. Velázquez ne ha dipinti
parecchi, individualizzandoli, non schernendoli, con una naturalezza e un vigore
unici: il fiammingo Don Sebastian de Morra, qui riprodotto, ha uno sguardo
profondissimo, di un'acutezza quasi insostenibile; è serio e intelligente;
niente della sua menomazione fisica ci fa ridere o ci impietosisce; è
dignitosissimo nella sua posa seduta. Altre volte Velázquez ha ritratto soggetti
simili in pose buffonesche, in atteggiamenti ridanciani, con cipigli che
impietosiscono o in immagini che infastidiscono: Velázquez ha saputo
sintetizzare in loro tutta la gamma delle umane emozioni, da quelle più basse e
spiacevoli, a quelle più alte, nobili, come la pietà e l'umana comprensione.
Sono figure che da sole bastano a esprimere l'umanità profonda di Velázquez,
estranea all'enfasi così come alla caricatura. In questo Velázquez è simile a
Caravaggio: realistico, ma anche profondo, attento indagatore delle umane
passioni, ladro d'eccezione delle forme e delle luci e ombre terrene.
In ambito architettonico nell'arte del Seicento in Spagna la magnificenza
sobria dell'architettura di Herrera fu soppiantata verso la metà del
Seicento dal magniloquente stile barocco, che ben si adattava al fervido
cattolicesimo tipico in particolare della sensibilità della Spagna. La facciata
della cattedrale di Granada
viene di solito considerata uno dei capolavori dell'architettura barocca
spagnola: anche se contraddistinta dal senso di grandiosità tipicamente barocco,
ha decorazioni piuttosto modeste, caratteristica che la differenzia dalle opere
prodotte successivamente in Spagna, dagli ornamenti esuberanti e complessi.
Questo gusto per una decorazione fastosa si sviluppò in particolare nel sud del
paese, ad opera della famiglia Churriguera, architetti e scultori attivi
soprattutto a Siviglia. Il
termine churrigueresco viene talvolta usato per indicare l'intero periodo tardo
barocco\rococò nell'architettura spagnola. José Benito Churriguera, ad esempio,
fece largo uso di colonne tortili ricche di ornamenti, ma non tralasciò mai una
certa solidità architettonica, mentre alcuni suoi seguaci raggiunsero eccessi
tali da perdere (e far perdere all'osservatore) del tutto la percezione della
struttura sottostante. Nelle colonie americane lo stile rimase in voga fin quasi
alla fine del Settecento.
Laura Panarese
|